ANPAS/ Sensi: «orgogliosi di una storia ultracentenaria. Laicità e solidarismo nostre stelle polari»
La federazione nazionale delle società di pubblica assistenza e pubblico soccorso nasce a Spoleto il 24 ottobre 1904. Il fascismo nel 1930 sciolse tutte le associazioni, dando alla Croce Rossa tutte le competenze sul soccorso.
Oggi, 120 anni fa, nel 1904 a Spoleto, il IV Congresso nazionale dette vita alla Federazione nazionale delle società di pubblica assistenza e pubblico soccorso, che nel 1911 ottennero l’atteso riconoscimento giuridico di ente morale. Quest’anno in memoria di quell’evento sarà celebrata la prima giornata nazionale delle Pubbliche assistenze Anpas.
Oggi i soci e le socie delle pubbliche assistenze sono 500.000 in tutta Italia, con 931 associazioni affiliate e più di 1000 presidi in tutto il territorio nazionale.
«In quest’occasione di festa – spiega Christian Sensi, presidente di Anpas Humanitas Grosseto Odv – mi sembra giusto ricordare come le pubbliche assistenze furono le dirette eredi delle società operaie e contadine di mutuo soccorso, che sin dal 1848 cominciarono a diffondersi fra i salariati come veicolo di autotutela e di sostegno reciproco di fronte alla durezza delle condizioni di vita, e all’assenza di un sistema pubblico di tutela della salute. Memori delle loro origini, i fondatori delle pubbliche assistenze caratterizzarono l’operato all’insegna della laicità, del solidarismo e del pacifismo. Non è un caso che a fermarne il processo di crescita e radicamento per l’Italia fu proprio il fascismo, che nel 1930, impose il Regio Decreto n° 84 del 12 febbraio, firmato da Vittorio Emanuele III deciderà, a seguito del quale furono trasferite alla Croce Rossa Italiana tutte le competenze relative al soccorso. Sciogliendo tutte le associazioni prive di riconoscimenti giuridico. Il movimento poi riprese dopo la guerra, a partire dal 1946».
Quindi il presidente getta uno sguardo sul presente. «Richiamare il passato – conclude – è tutt’altro che un esercizio vuoto di retorica, perché ci ricorda chi siamo e da dove veniamo. Mettendo in primo piano il patrimonio valoriale che oggi ci motiva in veste di volontari nel continuare a fare quello che è giusto, con laico spirito di servizio nei confronti della comunità di cui siamo parte. Il contesto socioeconomico difficile, l’espansione continua dell’area delle povertà, che oramai comprendono anche chi ha un lavoro, e gli evidenti problemi nei quali si dibatte il nostro servizio sanitario nazionale, strangolato dal sottofinanziamento, ci responsabilizzano ancora di più a garantire con determinazione la prosecuzione della nostra opera basata sul solidarismo».
#anpashumanitasgrosseto – Aiutaci a incrementare e nostre attività sociali a servizio della comunità…
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Oggi, 120 anni fa, nel 1904 a Spoleto, il IV Congresso nazionale dette vita alla Federazione nazionale delle società di pubblica assistenza e pubblico soccorso, che nel 1911 ottennero l’atteso riconoscimento giuridico di ente morale. Quest’anno in memoria di quell’evento sarà celebrata la prima giornata nazionale delle Pubbliche assistenze Anpas.
Oggi i soci e le socie delle pubbliche assistenze sono 500.000 in tutta Italia, con 931 associazioni affiliate e più di 1000 presidi in tutto il territorio nazionale.
«In quest’occasione di festa – spiega Christian Sensi, presidente di Anpas Humanitas Grosseto Odv – mi sembra giusto ricordare come le pubbliche assistenze furono le dirette eredi delle società operaie e contadine di mutuo soccorso, che sin dal 1848 cominciarono a diffondersi fra i salariati come veicolo di autotutela e di sostegno reciproco di fronte alla durezza delle condizioni di vita, e all’assenza di un sistema pubblico di tutela della salute. Memori delle loro origini, i fondatori delle pubbliche assistenze caratterizzarono l’operato all’insegna della laicità, del solidarismo e del pacifismo. Non è un caso che a fermarne il processo di crescita e radicamento per l’Italia fu proprio il fascismo, che nel 1930, impose il Regio Decreto n° 84 del 12 febbraio, firmato da Vittorio Emanuele III deciderà, a seguito del quale furono trasferite alla Croce Rossa Italiana tutte le competenze relative al soccorso. Sciogliendo tutte le associazioni prive di riconoscimenti giuridico. Il movimento poi riprese dopo la guerra, a partire dal 1946».
Quindi il presidente getta uno sguardo sul presente. «Richiamare il passato – conclude – è tutt’altro che un esercizio vuoto di retorica, perché ci ricorda chi siamo e da dove veniamo. Mettendo in primo piano il patrimonio valoriale che oggi ci motiva in veste di volontari nel continuare a fare quello che è giusto, con laico spirito di servizio nei confronti della comunità di cui siamo parte. Il contesto socioeconomico difficile, l’espansione continua dell’area delle povertà, che oramai comprendono anche chi ha un lavoro, e gli evidenti problemi nei quali si dibatte il nostro servizio sanitario nazionale, strangolato dal sottofinanziamento, ci responsabilizzano ancora di più a garantire con determinazione la prosecuzione della nostra opera basata sul solidarismo».
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